Si tratta del settimo album del progetto capitanato da Chaz Bear, ma solo del primo per Dead Oceans dopo aver pubblicato i suoi ultimi dischi per Carpark. Chaz e i suoi Toro y Moi sono musicisti onnivori, capaci di scrivere favolose tracce dai toni indie-rock e influenzate da chillwave, house, psichedelia, hip-hop, funk e techno, ma principalmente di creare atmosfere pop dannatamente incisive. L’annuncio di “Mahal” è arrivato a due anni di distanza dall’uscita di “Outer Peace”, incensato da Pitchfork come uno dei suoi migliori lavori di sempre, e ad un anno dal singolo “The Difference” realizzato con Flume (utilizzato anche per una nota campagna Apple).
Chaz Bear, originario della Carolina del Sud, suona come Toro Y Moi da più di 12 anni, prima come astro emergente della scena chillwave, poi come uno dei più illuminati autori indipendenti del territorio americano. Nel corso della sua lunga carriera, anche se ancora giovanissimo, ha collaborato per importanti campagne pubblicitarie e artisti noti come Tyler The Creator, Flume, Travis Scott, HAIM e Caroline Polachek.
“Mahal”, con 13 canzoni eclettiche in 41 minuti, alcune sono psych-rock, altre costituite da un groove appiccicoso anni ’70, è una pendenza calda, a combustione lenta e di qualità progettata per più giochi. Come un buon podcast, è disponibile per l’ispezione microscopica. In qualche modo legato a “What For?” del 2015, ora abbiamo commenti, discorsi sulle nostre vite digitali, inframmezzate tra le frequenze psych-rock e terreni più grintosi. Lo si vede esplorare una di queste nuove direzioni, abbracciando un approccio più disinvolto e jazz rispetto a “Outer Peace”, più orientato al synth-pop.
Questo non vuol dire che questo sia “A Love Supreme” di Bear. I tratti distintivi del suono Toro y Moi sono ancora ben rappresentati: spessi strati di riverbero; voce fanciullesca e dolce; e ritmi groovy, ma dolci. Ma “Mahal” consente una nuova interpretazione di questi elementi fondamentali, che vanno dalle colonne sonore di film e TV degli anni ’70 all’indie pop jazz di artisti come Sea and Cake.
L’eclettismo di Chaz come artista, e come amante della musica, non è mai stato messo in discussione, e canzoni come “Goes By So Fast”, che è come potrebbe suonare se il nostro collaborasse con Sven Libaek, è un delirio e inebriante ascoltare. Successivamente, “The Loop” reintroduce queste influenze retrò leggermente funky, sovrapponendo passaggi di chitarra psichedelici senza soffocare l’atmosfera rilassata della traccia. Allo stesso modo, “Clarity” combina un groove rilassante con chitarre più pesanti, anche se inizia a vagare mentre si estende oltre i tre minuti.
I tagli più ritmati dell’album indicano la bossa nova e il post-rock degli anni ’90. “Last Year”, “Deja Vu” e “Foreplay” in particolare sembrano direttamente ispirati dalla fusione di strumenti jazz e musica elettronica di Sea and Cake. Quest’ultima traccia è un punto culminante per come riesce a bilanciare perfettamente l’accessibilità pop e la sperimentazione più avant-garde. La canzone è certamente scheletrica, il suo ritmo strascicato accompagnato principalmente da una linea di basso liscia e dalla sua voce nasale, ma le stridenti pugnalate del synth creano un contrasto stranamente delizioso.
A volte, i brani dell’album sono così disinvolti da essere a malapena indistinguibili l’uno dall’altro. Ci sono momenti qui, come al solito per Toro y Moi, in cui la ricerca dell’umore ha la precedenza su ogni altra cosa. E se brani come “Postman”, “The Medium”, “Mississippi” suonano familiari, è perché Chaz ha già percorso un terreno simile in passato. Ma il “Mahal” prodotto in modo impeccabile assomiglia molto all’equivalente sonoro di oziare in una domenica pomeriggio: potrebbe non essere il più memorabile, ma è caldo, piacevole e di una familiarità tranquillizzante!!!
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