Se pensi di non aver mai sentito la voce angelica di Victoria Bergsman, ti sbagli: probabilmente sei solo abituato a sentirla abitare le canzoni degli altri. Anche se il nome The Concretes potrebbe non suonare un campanello, e anche se potresti non essere ancora preso da Taken by Trees, la voce di Bergsman è quella che potresti associare al fischio contagioso e all’energia di ritorno al passato di “Young Folks” di Peter Bjorn e John. In effetti, potresti persino associarlo a uno dei primi antenati della tendenza della ‘canzone rock rallentata cantata in modo etereo per un trailer di un film’, quando la sua cover di “Sweet Child O’ Mine” è stata utilizzata in un trailer per il remake del 2009 di “L’ultima casa sulla sinistra”. Victoria è meglio che essere associata alla musica di altre persone, ma il suo talento per la reinterpretazione attraverso il proprio obiettivo soft-focus è stata una dipendenza facile in cui cadere da quando ha registrato per lei la cover di Animal Collective, “My Boys”.
Forse la nostra sa quanto i suoi ascoltatori che l’apprezzamento applicato per altri artisti è una sorta di zona di comfort per lei, motivo per cui non dovrebbe sorprendere che la sua prima uscita in quattro anni, “Another Year”, sia esattamente questo: cinque bellissime cover ben fatte, ognuna splendidamente resa nel proprio stile. Questa volta si riduce a una delle sue ispirazioni più importanti: Colin Blunstone, chitarrista e cantante dei The Zombies, i cui primi due album da solista, “One Year” e “Ennismore”, hanno fornito le canzoni ascoltate nel presente EP. Il primo, un LP che la cantante scoprì mentre andava a caccia di dischi negli anni ’90, divenne così importante per lei da diventare il fondamento delle influenze musicali di Taken by Trees, facendone “Another Year”, che è molto più di un semplice EP di cover: è un tributo a colui che l’ha portata a questo ballo in primo luogo.
La prima cosa che vale la pena notare è che è semplicemente troppo breve. È una cosa rara da dire su un EP, certo, ma anche “Another Year” è imperfetto e molto leggero, l’atmosfera che Victoria coltiva è abbastanza semplice da farti chiedere perché si è limitata a sole cinque tracce da due lavori. Nessuno di questi brani sembra progettato per essere un granaio o un grattacielo, anche quando pezzi come “Say You Don’t Mind” e “Caroline Good Bye” danno l’impressione che avrebbe potuto dare loro solo un po’ più di libertà per espandersi verso il cielo, anche se sembra antitetico allo spirito di Taken by Trees. In un certo senso, questa coppia di tagli è un esempio di ciò che rende la band così eccezionale: anche se sarebbe allettante rendere queste composizioni grandi quanto il suo amore per Blunstone, lei interpreta la propria adorazione vicino al petto, infondendo ogni canzone con riverenza paziente.
Gli altri lo suonano più vicino alla terra, ma in realtà nessuno di loro è peggio per questo; “Time’s Running Out” è un dolce crooner invernale, mentre “I Don’t Believe in Miracles” è un lento e senza peso che ti spinge praticamente a perderti al suo interno. Davvero, l’unico momento negativo in “Another Year” è la conclusiva “She Loves the Way They Love Her”, che sembra troppo spoglia, lasciandoci con la voglia di qualcosa di più. Potrebbe adattarsi come chiusura nel contesto di una raccolta più lunga, ma il rilascio ha a malapena la possibilità di trovare il proprio ritmo, e avere un finale così discreto ti fa desiderare che avessimo ottenuto solo un’altra traccia per aiutare anche l’EP fuori.
Con una durata di soli 16 minuti, l’EP è appena un assaggio di ciò che potrebbe venire dopo per Taken by Trees che stuzzicherà sicuramente gli appetiti sonori di coloro che hanno pazientemente aspettato un seguito di “Yellow” del 2018. Non devi nemmeno essere un fanatico degli zombi o un fan di Blunstone per apprezzare queste canzoni, ma con un po’ di fortuna, l’interpretazione di Bergsman potrebbe ispirare la versione della prossima generazione di Taken by Trees a riprendere la voce sommessa, mantello per creare qualcosa di altrettanto confortante!!!
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