Come annunciato al termine dell’ultimo tour gli Swans che conoscevamo nel periodo intercorso dal 2010 al 2017 non esistono più. Quella formazione è stata liquidata ed ora Michael Gira si affida ad una serie di musicisti, scelti di volta in volta, per dare vita ad un suono che sia in sintonia con le atmosfere da lui create per i propri brani. Quindi niente più suoni ottundenti tipici della trilogia che ha preceduto questo nuovo album, cioè “The seer”, “To be kind” e “The glowing man”. C’è da aggiungere, però, che i musicisti con lui dal ritorno del 2010, dopo un’assenza dal mercato durata una quindicina di anni, non erano solo comprimari, ma avevano agito attivamente nella fase compositiva e di costruzione del suono e nella realizzazione dei piani musicali di Gira.
Il quindicesimo album in studio si intitola” Leaving Meaning” e arriva a 3 anni di distanza dal precedente. Tra i principali artisti che hanno collaborato alla realizzazione di “Leaving Meaning” ci sono Anna e Maria von Hausswolff, Baby Dee, Ben Frost, Jeremy Barnes e Heather Trost (Hawk And A Hacksaw).
Gira parla così del lavoro: “Gli Swans ora comprendono un cast di musicisti a rotazione, selezionati sia per la loro musica che per la persona, scelti in base a ciò che ritengo che meglio si adatti all’atmosfera in cui mi piacerebbe vedere le canzoni che ho scritto. In collaborazione con me, i musicisti, attraverso le loro personalità, abilità e gusti, contribuiscono notevolmente all’arrangiamento del materiale. Sono tutte persone di cui ammiro il lavoro e apprezzo la compagnia.”
Si tratta di un album sempre impegnativo all’ascolto, della durata di oltre un’ora e mezza, registrato a Berlino da una formazione che possiamo definire quartetto, con Gira alla voce, chitarra e produzione, Kristof Hahn a lap steel, chitarra e cori, Yoyo Rohm a basso, tastiere, piano e cori e Larry Mullins alla batteria, percussioni, tastiere. Il risultato finale è un’opera che non lascia da parte la cifra stilistica dei nostri, ma sa utilizzare anche nuove soluzioni e immettere l’esperienza del gruppo degli Angels of Light.
C’è un ritorno al formato canzone e un senso di spiritualità marcato che permea i brani di un’aura di intensità. Si inizia con un breve strumentale dai toni ambientali che si apre su una ballata delicata ed impressionista quale “Annaline” che è costruita tra rintocchi pianistici e deliziose trovate strumentali capaci di accarezzare l’ascoltatore.
Non si fa in tempo ad avvertire il cambiamento di clima musicale, che, ecco, arrivare “The hanging man” che ci investe nel suo incedere ipnotico, con Michael che recita come un predicatore colto da follia e i suoni che entrano ed escono quasi fossero li per caso. Anche “Some new things” la possiamo definire canzone tipicamente da Swans, ma l’anima più autentica del lavoro non risiede in questi pezzi, bensì in ballate malinconiche e acustiche che vedono anche il ricco arrangiamento orchestrale accompagnarle. Tra queste citerei i due brani che costituiscono, a mio parere, i capolavori del disco, cioè la title track e “The nub” che vedono la partecipazione del gruppo australiano dei The Necks (il secondo conta anche della voce di Baby Dee). Il resto non è di contorno, ma si aggiunge a creare un’ennesima raccolta di livello qualitativo molto alto. Non è facile trovare un artista come Michael Gira, visionario del rock negativo ed oscuro, capace di rimanere sulla breccia per quarant’anni con una discografia di tale livello sia in termini di quantità, ma, soprattutto, di qualità!!!


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