SUNNY WAR – ‘Anarchist Gospel’ cover albumIl nuovo LP di Sunny War e debutto per la New West Records, “Anarchist Gospel”, è tanto impressionante quanto difficile da definire. Ci sono elementi di radici, rock, folk e soul mescolati che suonano un po’ come tutto e assolutamente nessuno allo stesso tempo. Anche se le parti vocali fossero state tolte dal disco, sarebbe comunque una raccolta potente basata sulla sua chitarra che suona da sola. Per fortuna non è così perché la sua voce distintamente profonda e i suoi testi complessi creano un’esperienza straordinariamente efficace.

Cresciuta sugli AC/DC e i Motley Crue, prima di scoprire band punk come X e Bad Brains, c’è sicuramente un’atmosfera punk grintosa che scorre attraverso la sua musica, anche se suona una Guild acustica piuttosto che collegarsi e schiacciare un pedale di distorsione. Emotivamente e creativamente, “Anarchist Gospel” incarna l’originale etica punk rock degli anni ’70. Il collage sonoro delle varie voci che cantano/parlano ‘When the human are away’ alla fine di “Shelter And Storm” ne è un perfetto esempio. Non sorprende quindi che Sunny War abbiano fatto parte di gruppi punk prima di mettersi in proprio.

C’è uno sfondo oscuro che ha ispirato molta della musica del nuovo lavoro. Bevendo al liceo, War alla fine abbandonò e si dedicò alla metanfetamina e all’eroina finendo infine in una sobria struttura abitativa dopo una serie di sequestri. Queste e altre esperienze possono essere ascoltate in tutto il set. Una rottura emotivamente straziante è servita anche da foraggio per il record.

Descrive molti dei brani qui come i suoi ‘capricci’, scrivendo di quello che sta attraversando e sentendosi meglio dopo averli tirati fuori. “I Got No Fight”, scritto quando viveva ancora nell’appartamento che una volta condivideva con il suo ex e contemplava il suicidio, è uno di quei capricci; una traccia lenta, quasi meditativa sull’arrendersi che colpisce profondamente. A parte quella dolorosa rottura, l’album copre anche il suo trasferimento a Nashville e la morte di suo padre. Riesce anche a rifare completamente le due cover di questo disco; “Baby Bitch” dei Ween e “Hopeless” di Van Hunt (originariamente reso popolare da Dionne Farris più di vent’anni fa).

La dozzina di canzoni autoprodotte che compongono “Anarchist Gospel” srotolano un passato tetro e dannoso che la nostra ha resistito alle intemperie. Ma si spera che metterlo su disco sia servito come esperienza catartica per la musicista di immenso talento. Il disco, sebbene emotivamente pesante, offre una testimonianza di andare avanti e sopravvivere e rende l’ascolto assolutamente indimenticabile!!!


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