L’ex frontman della Beta Band Steve Mason ha sempre avuto cose interessanti da proporre nei suoi 25 anni come musicista amato anche se sottovalutato. La sua carriera da solista è stata audace musicalmente e schietta nei testi e il suo quinto rilascio autografo, “Brothers & Sisters”, non fa eccezione.
Il titolo suggerisce l’inizio di un sermone di testimonianza o di un discorso di mobilitazione, ma “Brothers & Sisters” è più una dichiarazione creativa.
Come molti artisti, Mason non è molto soddisfatto della Brexit, ma ha scelto di incanalare la propria rabbia e frustrazione per il prevalente sentimento e politica anti-immigrazione in una celebrazione musicale potente e probabilmente più persuasiva del multiculturalismo britannico, in particolare il suo amore per la musica indiana e pakistana, in compagnia del cantante pakistano Javed Bahir e del suonatore di santoor Kaviraj Singh. Per Steve, questo è personale, poiché ha un legame coniugale con il Kashmir.
L’album si apre con i grandi accordi di synth e il portentoso drumbeat di “Mars Man”, prima di piegarsi ai ritmi indiani e alla caratteristica voce di mantra dolce del nostro. Le esortazioni piene di sentimento di Bahir e i rintocchi di dulcimer di Singh colorano una serie di brani, tra cui l’insistente affermazione di “No More” secondo cui ‘questa è la gente che parla – non siamo la stessa cosa’ e il premuroso mantra elettronico di ‘Non so chi siamo’.
Mason ha anche messo insieme un mini coro gospel, aggiungendo un aiuto spirituale alla lamentosa preghiera di ringraziamento personale di “All Over Again”: ‘Eri lì per tirarmi fuori quando tutto intorno stava crollando’. “Traveling Hard” varia il tono con la sua linea di basso soul nordica, battiti di mani e pianoforte pieno di sentimento, impreziositi dal luccichio del santoor, mentre “Upon My Soul”, con influenze blues e radicali, è un più stridente richiamo artistico alle armi mentre osserva che ‘non ci sono poeti nelle trincee’. Possiamo pensare ad almeno uno…!!!
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