Spinning Coin pubblicano il secondo album “Hyacinth”, per Geographic/Domino. È un disco pieno di poesia, luce e calore dove la band si lascia andare. Il nuovo lavoro ha registrato numerosi cambiamenti rispetto al debutto “Permo” del 2017: cambiamenti personali, cambiamenti geografici, un nuovo contesto e un mondo esterno in continuo cambiamento. Infatti anche la formazione ha subito un mutamento, con l’uscita dal gruppo di Cal Donnelly e l’entrata di Rachel Taylor (basso, tastiere, cori); invariati invece i tre componenti principali: Chris White (batteria), Jack Mellin (cori, chitarra) e Sean Armstrong (voce, chitarra).
L’album è stato registrato da Peter Deimel ai Black Box Studios in Francia in pochi giorni, i brani di “Hyacinth” vengono definiti come pieni di «gioia, malinconia, furia controllata» e «trattano la visione politica dei membri della band attraverso una riflessione sulla loro sfera personale e interpersonale». Il lead single è “Ghosting”, di cui è stato pubblicato un videoclip, e si allinea alle altre tracce perchè tutte sono state pensate come antidoto a quei momenti in cui ogni cosa sembra andare per il verso sbagliato: «[nell’album] si parla del bisogno d’amore in un mondo che non ne ha più – ha dichiarato Armstrong – e l’obbiettivo è di trovare un equilibrio tra sentimenti negativi, come l’apatia e il distacco, e altri positivi, come l’azione e l’unità».
Abbiamo detto all’inizio che i nostri incidono per Geographic/Domino, non sembra un caso in quanto il loro indie-pop è colto e richiama alla mente quello di gruppi quali i Pastels e gli Orange Juice. Il passo in avanti del gruppo, rispetto all’esordio, è notevole. Ora si possono ammirare le diversità stilistiche dei tre musicisti principali e gli incroci armonici delle voci dei due leader a cui fa da contrasto quella eterea della Taylor.
Momenti spensierati e leggeri, ma ben costruiti, con riferimenti precisi che danno la misura dei progressi della band. Prendete “Laughing ways” brano che non sarebbe blasfemo far risalire ai grandi Go-Betweens, “Feel you more than world right” sono degli Associates meno umbratili, mentre “Black cat” è come una malinconica poesia che possiede le stimmate dei Belle & Sebastian.
Tanti momenti diversi tra loro che rendono l’opera interessante, che propone all’ascoltatore un continuo movimento di ricordi!!!


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