Due delle eminenze grigie della nuova Chicago, il chitarrista, cantautore e compositore Ryley Walker al fianco del fido batterista Charles Rumback, una delle figure chiave del giro impro/jazz della “windy city”. Un disco interamente strumentale che rimanda ad alcuni capolavori del genere, in primis alle gemme tra Sandy Bull e l’allievo di Ornette Coleman Billy Higgins.
Come saprete il buon Ryley porta avanti una discografia in parallelo rispetto a quella di cantautore, uno dei migliori e più ispirati della sua generazione. La fantasia di cui è dotato gli permette di immergersi in altri progetti quali, tra gli altri, quello di strumentista legato alla musica improvvisata dando luogo a lavori per la maggior parte strumentali e orientati alla ricerca sonora. Il disco in questione è uno di quelli e si fa aiutare, come in altre occasioni, da Charles Rumback un talentuoso batterista che di solito lavora nella scena impro-jazz chicagoana.
Il disco è stato inciso in diverse sessioni tra il 2017 e il 2018 grazie all’aiuto del produttore John Hughes. È evidente che questa opera incarni lo spirito più visionario di Walker, quello che si allontana dal formato canzone per dar libero sfogo alla sua passione per l’esplorazione di paesaggi sonori da soundscapes in cui l’aspetto folk si intreccia con quello del jazz e dell’ambient music.
Non c’è quella meticolosità dei prodotti da cantautore, quindi non aspettatevi arrangiamenti curati al dettaglio, quanto, piuttosto, il tentativo di catturare sensazioni ed emozioni dell’istante che possono evocare i solismi dei primativisti come si ascolta nella bucolica “Half looking”, l’ipnotismo della musica del Mali come in “Ill fitting/no sickness” oppure l’atmosfera nebbiosa nel minimalismo su cui è incentrata “If you’re around and down”.
L’interplay fra i due musicisti a volte produce linguaggi estremamente eleganti come nella jazzata ”Self blind sun”, altre volte il linguaggio è assolutamente rarefatto come accade nella mistica “Menebhi”, in altre occasioni si fa vorticoso nell’accesa psichedelia di “Wom and held”
Ancora una volta Ryely si dimostra artista in grado di farci vibrare con il suo aspetto più visionario ed istintivo, quello in cui i suoni e le atmosfere prendono il posto delle liriche. Sarebbe molto interessante riuscire a vederli in azione sul palco, luogo in cui l’immediatezza risalterebbe ai massimi livelli!!!


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