A partire dal suo omonimo debutto nel 1970, i dischi di Ry Cooder sembravano essere tanto lezione di storia quanto intrattenimento.
Registrato nel 1977 agli Amigo Studios, North Hollywood, da Lee Herschberg e Douglas. Prodotto da Ry Cooder e Joseph Byrd. Quando un appassionato della tradizione come Cooder intitola il suo disco “Jazz”, nessuno si aspetta che proponga della musica d’avanguardia. Al contrario, il chitarrista americano propone dei brani ormai dimenticati.
Proprio come in un album di affascinanti fotografie in bianco e nero spicca lo stile classico, in “Big Band Bill” brilla lo swing sbarazzino alla Django Reinhard, pur non essendoci alcuna volontà di imitazione. In “Face to Face that i shall meet him” la chitarra dal suono leggermente acido di Cooder si mescola in modo omogeneo con il suono piacevolmente rustico della tuba e del mandolino bluegrass. Le tipiche sonorità caraibiche della marimba dialogano con il suono deformato della chitarra slide. La gioiosità del ritmo in 3/4 di “Happy Meeting in Glory” va di pari passo con le sonorità allegre e spontanee del sax di “In a Mist” e con la chitarra poetica, sognante e meditativa di “Flashes”.
Da non perdere poi il classico “Davenport Blues”, in cui le note del vibrafono creano un suono in cui vive lo spirito del suo compositore Bix Beiderbecke e che, passando liberamente per Mingus, strizza l’occhio ai fan del soul di Jerry Roll Morton.
Rilasciato nel 1978, “Jazz” sembra essere il suo primo tentativo consapevole di un concept album, in senso storico. È un disco ricco di tradizione e di grande capacità interpretativa!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *