MITSKI – ‘Laurel Hell’ cover albumUscito il 4 febbraio, “Laurel Hell” è l’album di Mitski che segue “Be The Cowboy”, rompendo così un silenzio discografico che durava dal 2018. La maggior parte dei nuovi brani sono stato completati prima di quell’anno mentre il mix finale risale a maggio 2021. Si tratta del più lungo break discografico di sempre per l’artista, ma anche del lavoro che ha richiesto più tempo per il suo completamento.

Ad anticiparlo, i brani “Working for the Knife” e “The Only Heartbreaker”, il primo un country pop arrangiato (stereotipicamente) 80s, il secondo, scritto assieme a Dan Wilson (già al lavoro con popstar quali Adele e Taylor Swift), una ballad notturna arrangiata per synth, chitarra effettata con tocco da desert sound, batteria elettronica, percussioni e piano. Entrambi prodotti, come il resto di quelli in scaletta, da Patrick Hyland, già al lavoro con la songwriter nel precedente disco.

Nelle interviste che hanno preceduto il suo nuovo rilascio, Mitski ha parlato di come la sua esplosione di popolarità l’abbia lasciata disconnessa dalla propria musica e, soprattutto, dall’ambiente in cui è creata. È diventata il veicolo di molti sentimenti di altre persone, e con questo arriva il buono (show tutto esaurito, una base di fan devoti) e il cattivo (teorie del complotto, intense relazioni parasociali). La sua musica, e per estensione sé stessa, è stata mercificata all’estremo. Su parti di “Laurel Hell”, la nostra è alle prese con ‘come può sembrare’.

Con questo in mente, il disco è volutamente più discreto e almeno cerca di essere più basso. Manca un po’ del desiderio che scorre attraverso gli Lp “Bury Me At Makeout Creek”, “Puberty 2” e “Be The Cowboy”, forse in parte perché ha già trovato il pubblico che stava cercando. Lei sta eseguendo la musica che vuole fare, e lo sta facendo bene, ma “Laurel Hell” a volte è soffocato da quella mancanza di grinta. In “Be The Cowboy” sembrava che stesse provando un outfit diverso per ogni canzone, questo è più risoluto, almeno in parte più intenzionale.

Il progetto sonoro per il lavoro ha le sue radici in “Nobody”, la traccia dell’LP precedente che, grazie a TikTok, è diventata la canzone caratteristica di Mitski. Mentre quel brano è stato spinto da un tonfo da discoteca, questo traspone quell’energia a punti di riferimento più anni ’80 (Abba, Tears For Fears), con un pizzico di pop da scuola di pianoforte delle sue prime raccolte, che hanno visto una rinascita anche grazie ai social media. “Stay Soft”, “The Only Heartbreaker”, “Love Me More”, “Should’ve Been Me” e “That’s Our Lamp” sono tutti tagliati dallo stesso tessuto e, sebbene singolarmente funzionino abbastanza bene, presi insieme è troppo. Come afferma lei stessa, le composizioni del disco nuovo ‘hanno subito così tante iterazioni’ e che ‘questo album è stato un disco punk ad un certo punto e pure uno country’.

È un peccato perché i momenti in cui Mitski si allontana da quel suono sono così forti. “Laurel Hell” sembra il più deliberatamente composto di tutti i suoi lavori, e ci sono parti che raggiungono la brillantezza cinematografica: quando “Heat Lightning” esplode in quel battito di tasti del piano, come “There’s Nothing Left For You” gorgoglia da un’atmosfera ribollente in una collisione di chitarre e rumore da grattacielo. “Valentine, Texas” è un altro classico di apertura, che segue la stessa dinamica a basso volume di “Geyser” e “Texas Reznikoff”, mentre in qualche modo suona sia più contenuto che più sconvolto. “Working For The Knife”, con la sua nausea alla Scott Walker, è un altro momento clou.

Se “Laurel Hell” è un inciampo, è lieve. Questa è ancora una solida raccolta di brani, ma è anche il primo passo indietro che Mitski ha fatto in quasi un decennio. Sembra che avesse delle riserve sulla realizzazione dell’opera. Ha parlato di come volesse ritirarsi dalla musica, ma anche di quanto le piaccia esibirsi sul palco, e le tracce più allegre si prestano a quell’aspetto teatrale!!!


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