Sono ormai sei anni che Ky Brooks (voce), Kaity Zozula (chitarra) e Joni Sadler (batteria) hanno formato questo devastante trio noise chiamato Lungbutter. Ancor più sono gli anni da che le tre impenitenti noise-rocker di Montreal si conoscono e incendiano la scena cittadina, prestando il loro approccio violento ai rispettivi strumenti a formazioni estreme come Femmaggots e Harsh Reality.
La Constellation non si ferma mai, si dimostra sempre attenta a ciò che accade a Montreal e dintorni e coraggiosa nel non farsi problemi ad uscire dalla propria cifra stilistica. In questo caso, come riportato sopra, le Lungbutter ci danno dentro con le chitarre cariche di effetti e distorsioni, ma riescono a stemperare leggermente causa la vocalità di Ky che dona un tocco indie con il suo talking ammaliante, a volte isterico altre quasi affabile, ad un suono che alla lunga può risultare ostico, ma mai respingente.
La sei corde della Zozula si muove in territori rumorosissimi, quasi fosse un potente motore scarburato (“Veneer”), ricchi di drone infiniti (“Vile” e la seconda metà di “Henry Darger”). Nonostante i pochi strumenti a disposizione le nostre ci offrono un album che risulta essere più vario di quello che si penserebbe visti i parametri in gioco. Se si considera che i brani di cui si compone il disco possano essere considerati una raccolta di quello che il trio ha composto, sebbene riarrangiati, e dunque affetto da parziale mancanza di organicità, “Honey” è un esordio sferzante e perentorio, nonché l’inizio di un sodalizio, tra la band e la Constellation, che speriamo si tramuti in un lungo cammino condiviso capace di iniettare nuova linfa nella scena rock estrema.


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