Il connazionale di John Cale, Dylan Thomas, scrisse nel 1947: ‘Non andare dolcemente in quella buona notte, la vecchiaia dovrebbe bruciare e delirare alla fine del giorno; rabbia, rabbia contro il morire della luce’. Con “Mercy”, la prima raccolta di materiale originale di Cale in un decennio, brucia davvero, delira e si infuria.
La rabbia mentre l’energia costruttiva irrompe in questo album, con John in forma feroce. La sua voce, così familiare, ricca e imponente, si intreccia attorno ad una vivace collezione di collaboratori, abilmente scelti, per aiutarlo nella sua ricerca di far esplodere un po’ di bellezza nell’oscurità.
Laurel Halo porta un po’ di synth pop glaciale nella title track, e Actress trasmette un ‘doomy crawl’ su “Marilyn Monroe’s Leg”. Il contributo di Weyes Blood è stellare in “Story of Blood”, una canzone su come forse possiamo salvarci a vicenda: il piano elegante e sobrio lascia il posto a beat e sintetizzatori, riportandoci all’era di “Fear” dell’ex Velvet.
Sono infatti molti i riferimenti al passato musicale e personale del nostro, così spesso intrecciati. “Moonstruck (Nico’s Song)” è una sorta di lettera d’amore guidata dal synth alla sua vecchia amica, e “Night Crawling” è un omaggio a Bowie e al loro strascicare per le strade di New York di notte. C’è un tono elegiaco in “Noise of You”, e la sensazione di cercare di riunire gli amici assenti – ‘Tornerò a prenderli, i miei amici domattina. Portali con me nella luce’.
Quella luce è lì in mezzo alla rabbia, con la memoria che agisce come una specie di parafulmine. “Time Stands Still” è meravigliosamente dirompente, con Sylvan Esso che fornisce l’impulso elettrico – ‘Non voglio sentir parlare di mal di cuore o di balli sulla neve’, ringhia Cale, mai abituato a ripetersi. Gli Animal Collective lo aiutano a salvare e giocare con la memoria in “Everlasting Time”, mentre sospendono e ripetono la voce in un’atmosfera dub-drum&bass.
John è sempre stato bravo a imbrigliare il senso del perturbante, ed è ovunque in questo disco – nel bellissimo distacco di “Not the End of the World”, e in “The Legal Status of Ice”, dove unisce le forze con Fat White Family per una traballante interpretazione del cambiamento climatico, in cui canti minacciosi fluttuano sopra la dancehall-trip-hop industriale, e “I Know You’re Happy”, con Tei Shi, porta voci melodrammatiche a un brano su una relazione ineguale.
“Out Your Window” è probabilmente il momento più simile ai Velvet Underground del lavoro, è così radicato nel DNA di Cale, con il suo pianoforte martellante e il riverbero denso che ricordano “I’m Waiting for the Man”. La traccia quasi urla sulla sopravvivenza, sull’arrestare la caduta di qualcuno, ma a quanto pare, l’artista gallese ha rotto la sua.
“Mercy” è una raccolta ricca di fascino, forse tra le più importanti della sua ricca discografia, con un suono che si lega al passato, ma sa farsi moderno grazie ad una proposta che profuma di musica da camera miscelata con contemporaneità soul-elettronica!!!
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