Mentre i colleghi indie-rock della prima ondata di Guided by Voices si sono per lo più stabiliti in un ritmo di un album ogni tanto, la band ha in qualche modo pubblicato ben 15 dischi da quando si è riunita (di nuovo) nel 2016. Sebbene un certo livello di incoerenza è, in una certa misura, parte del loro fascino, sin dagli anni 2000 i GbV hanno dato alle stampe un flusso costante di lavori soddisfacenti attraversati da lampi del power-pop che li ha resi famosi.
Nella loro ultima raccolta di pungenti art punk, “La La Land”, il gruppo propone ancora una volta una varietà di hook memorabili e testi astratti e taglienti. L’LP si apre con “Another Day to Heal”, il suono familiare delle chitarre che guidano e trasudano armonie vocali. La traccia racchiude tre ritornelli e alcune chitarre tipicamente poco affascinanti nei suoi 110 secondi di durata, un netto contrasto con le composizioni elaborate e lunghe – secondo gli standard di Guided by Voices, comunque – di “Tremblers and Goggles by Rank” dell’anno scorso. Come quella raccolta, tuttavia, la produzione risplende di un’alta fedeltà relativamente lussuosa, ben lontana dalle prime uscite distorte e cariche di sibilo della formazione.
Il suono dei giorni caotici dei nostri traspare ancora quando si accontentano di una melodiosa jam spaziale come fanno in “Released Into Dementia”. Sostenuto da chitarre distorte, insieme a sintetizzatori durante il bridge, il cantautore Robert Pollard rimugina su ricordi sbiaditi: ‘Posso vederti nella notte, posso conoscerti nella luce e posso liberarti’. Altrove, le sei corde metalliche e gli effetti vocali di “Wild Kingdom” non sarebbero sembrati fuori posto in “Propeller” del 1992, mentre i testi assurdi – ‘Nessun termine incerto per i germi/Cecchini nei pannolini/Non per vaccinare, ma per battezzare una nuova creazione’—ricordano l’accattivante “Finger Gang” dadaista.
La scrittura estremamente nitida di Pollard inciampa solo nei sei minuti di “Slowly on the Wheel”. Gli sciocchi versi del cabaret impantanano un esperimento altrimenti avvincente con strutture di canzoni più insolite. Ma la band si riprende rapidamente con “Cousin Jackie”, un corpulento pezzo di chitarra pop i cui versi serrati danno luogo ad un ritornello arioso che poi sfocia in un opaco outro.
Robert e compagnia concludono il set con tre brani che si classificano facilmente tra i loro migliori, la malinconica “Caution Song” che spicca in particolare. ‘Chi sono queste persone comunque? / Chi vuole una canzone triste in questi giorni?’ chiede il nostro, forse mettendo in dubbio il proprio posto nel panorama musicale guidato dagli algoritmi degli anni ’20. Nel frattempo, la traccia di chiusura, “Pockets”, è un ritmo nervoso che sovrappone il proprio groove di ritorno alle origini con assoli sfocati e tenere armonie vocali prima di culminare in una bellissima coda di chitarra in stile Sonic Youth.
“La La Land” esemplifica il motivo per cui i Guided by Voices sono riusciti a mantenere il proprio seguito di culto decennale. Non solo la produzione della formazione rimane inesauribile e a ruota libera come sempre, ma il disco rappresenta uno dei loro migliori lavori di fine carriera!!!
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