ERIC BIBB – ‘Dear America’ cover albumFiglio d’arte – il padre Leon è stato infatti un apprezzato rappresentante della scena folk newyorkese – ed in attività dai primi anni 70, Eric Bibb in occasione della registrazione di questo “Dear America” ha radunato attorno a sé un cast di fuoriclasse, tra i quali spiccano il contrabbassista Ron Carter ed il batterista Steve Jordan (storico braccio destro ritmico di Keith Richards e attualmente sostituto dello scomparso Charlie Watts tra le fila dei Rolling Stones), dando alle stampe uno dei suoi lavori più riusciti e significativi. Come il titolo inequivocabilmente suggerisce, le canzoni contenute nel disco vanno a toccare – quasi in forma di lettera aperta o di dichiarazione d’amore – temi di bruciante attualità, dando uno sguardo disincantato ma mai cinico alla realtà socio-politica statunitense.

Bibb, la cui carriera comprende cinque decenni, due nomination ai Grammy e innumerevoli Blues Music Awards, è un legame vivente con l’era dei diritti civili. È anche un artista di talento e impegnato che lavora per mantenere viva la fiamma del blues. C’è un bel supporto in questo album. La cantautrice Shaneeka Simon presta il suo notevole talento, così come il bassista Tommy Sims (Bruce Springsteen e Bonnie Raitt). Il vincitore di Emmy e Grammy-Award Steve Jordan assume incarichi dietro ai tamburi e niente meno che un personaggio quale Eric Gales contribuisce alla chitarra. È la testimonianza della posizione di Eric nel mondo del blues che può radunare un roster così pesante. “Dear America”, spiega il nostro, è ‘…una lettera d’amore, perché l’America, nonostante tutte le sue associazioni con il dolore e la sua storia sanguinosa, è sempre stata un luogo di incredibile speranza e ottimismo’.

“Whole Lotta Lovin” dà il via alle danze con ottime credenziali. ‘Dammi un po’ di jazz, un po’ di blues, un po’ di calypso, tesoro che non puoi perdere’, canta Bibb con la sua voce al miele, su uno sfondo che alterna fingerpickin’ e strimpellato. Un po’ di armonizzazione sussurrata è tutto ciò di cui Eric ha bisogno per evocare una canzone di notevole profondità e sentimento. Ascolterete influenze dell’Africa occidentale nel suono squillante, sottilmente in evoluzione e ipnotico, che scintilla e salta, leggero e affascinante. “Whole World’s Got The Blues” ci porta in profondità nel territorio del blues-rock, senza sacrificare la leggerezza del tocco. La chitarra bruciante e contenuta di Gales è alla base delle dolci melodie di Bibb con grande effetto. La percussività di Jordan è potente, da stalker, agile come una pantera. Non si tratta di muscoli, tuttavia, si tratta di sentire, e il leader e compagnia hanno tutti gli assi.

Con la sua introduzione parlata sui flauti, “Dear America” ​​ricorda pionieri come Gill-Scott Heron. Si ha come la sensazione di taglia e incolla e le grida gospel dal suono quasi campionato, è una composizione che suona completamente moderna. “White And Black” si apre con una voce canticchiata e armonizzata, sotto la quale si gonfia un riff di sei corde austero, ma adorabile. ‘Sono un santo nella tua mente, o sicuramente un peccatore?’ canta Eric la cui consegna non è mai meno che avvincente. Nonostante i suoi spazi aperti, c’è un’atmosfera lussureggiante in questo disco, una lucentezza vivida che è meravigliosa da ascoltare e che non sembra mai ostruttiva o artificiale.

Bibb è un meraviglioso paroliere e compositore. Tutti i brani di “Dear America” suonano freschi e accessibili, con profondità e sfumature sufficienti per premiare gli ascolti ripetuti. Dai ritratti intimi agli inni drammatici, Eric infonde in tutti loro un’atmosfera altamente personale e altamente onesta. Con musicisti così talentuosi a sostenerlo, questo non avrebbe mai potuto essere altro che un set fantastico. Quello che troverete qui sono tredici canzoni memorabili, cariche di emozione, ma mai arroganti, consegnate con amore e in notevole stile!!!


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