Strana storia quella che vede protagonisti i Dustbowl Revival. Tutto nacque da un annuncio che il leader Zach Lupetin postò in rete alla ricerca di musicisti che gli fossero affini musicalmente, cioè apprezzassero Louis Armstrong, Bob Wills e Old Crow Medicine Show, le Brass Band di New Orleans senza storcere la bocca di fronte a Lucinda Williams, Wilco e pure Bruce Springsteen. Come noterete lo spettro sonoro è ampio e variegato, ma la risposta da parte dei musicisti soddisfò Zach e così nacque il gruppo che si può definire una orchestra di musica delle radici, composta da otto persone a tempo pieno e il resto variabile fino a toccare i quindici elementi (soprattutto dal vivo).
I sei membri principali dell’ensemble sapevano che era tempo di apportare modifiche. Forse era solo una questione di annoiarsi con il loro suono caratteristico, commistione di folk, bluegrass, soul e swing. Forse la partenza di due compagni ha condotto a questo cambio di direzione. In ogni caso, questa è la prima volta che la band entra in studio senza canzoni testate “on the road”. Invece, si sono rinchiusi per due settimane, con molte delle canzoni stratificate e composte giorno per giorno in studio per “Is It You, Is It Me”. Con ogni membro che suona più strumenti, la band si è trovata a creare canzoni personali, canzoni politiche guidati da Sam Kassirer (Lake Street Dive, Josh Ritter), che senza dubbio ha avuto una certa influenza anche in questa occasione.
I nostri ora si sono ridotti a sei i cui membri principali sono Z. Lupetin (voce solista / chitarra), Liz Beebe (voce solista), Connor Vance (violino / chitarra), Matt Rubin (tromba / flicorno / tasti), Ulf Bjorlin (tromboni) e Josh Heffernan (batteria / percussioni). La caratteristica principale risulta essere l’intreccio delle voci come si evince dall’apertura “Dreaming”, pezzo che si muove agilmente tra soul e pop di gran classe con, sullo sfondo, un lavoro dei fiati sfavillante e di un violino. Contagiosa “Enemy” in cui il trombone crea il groove e gli ottoni si fanno sentire alla grande per un brano dai contenuti di divisione generazionale di una figlia contro i genitori che non riconosce più. “Get rid of you” è un altro pezzo dai contenuti forti, narrando della sparatoria alla Parkland High School in Florida dello scorso anno che contrastano con sonorità molto lineari.
Le melodie lussureggianti e piene di ottoni come “Mirror”, “Runaway” e “Sonic Boom” esemplificano al meglio l’approccio orchestrato luminoso ed espansivo della band. Tuttavia, la formazione indica il più orientato al folk “Just One Song” come il fulcro dell’album. È un pezzo acustico emotivo che è stato incluso grazie all’insistenza di Kassirer. Narra di un artista che si rende conto che grazie alla musica supererà tutti i dubbi e le paure. È il momento vocale più bello espresso da Lupetin, tra i tanti momenti forti dell’album.
Questo è un disco che prende immediatamente, con strati sonori lussureggianti, meravigliose armonie vocali e melodie contagiose. Non esitate, fatelo vostro e il godimento è assicurato!!!


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