Correva l’anno 1972 quando uscì questo piccolo gioiello del leader degli Strawbs, che trascorse un paio di settimane nel Manor Studio nell’Oxfordshire poco dopo la pubblicazione del famoso “Grave new world” del gruppo madre. Dave aveva composto un paio di brani che non ritenne adeguati per un disco degli Strawbs, i quali stavano vivendo un momento di transizione e di passaggio da forme musicali legate al folk ad altre più decisamente rock ed elettriche. Si fece aiutare da alcuni eccellenti musicisti quali Miller Anderson della Keef Hartley Band alle chitarre, Jon Hiseman dei Colesseum che al momento era considerato il miglior batterista in circolazione, Roger Glover dei Deep Purple al basso e da Rick Wakeman degli Yes alle tastiere, ma precedentemente membro degli Strawbs. Lo studio era appena stato inaugurato da Richard Branson, che da li a poco costituì una nuova casa discografica, la Virgin.
Sicuramente un nucleo di musicisti che seppero dar vita ad un album intrigante dai suoni pastosi tipici di quel periodo. Prendiamo per esempio la lunga “Blue angel”, folk song epica ed elettrica che assume la forma di suite divisa in tre movimenti: “Divided”, “Half words apart” e “At the rest. Sicuramente avrebbe avuto un ruolo importante anche in un lavoro come “Grave new world” grazie all’eccellente supporto strumentale che la band concede al canto dolente di Dave Cousins.
Accattivante la title track una bella ballata, ripresa in seguito anche dai Fotheringay di Sandy Denny, in cui Dave si cimenta con la sua Gibson J45 ed è accompagnato da Glover al fretless bass usato come uno steel bass con il pedale wah-wah in grado di generare un effetto straniante ed unico e perfettamente in linea con lo stile folk della canzone.
La band ritorna protagonista in due tracce decisamente rock, cioè “Ways and means” e “The actor”. In quest’occasione il leader usa un effetto sulla voce (Lesile-speaker) che fa si che il brano assuma un’atmosfera un po’ fuori dalla realtà. Fortunatamente tra i pezzi aggiunti ci sono i due brani senza l’effetto in questione. “We’ll meet again somewhere” fu registrata in giardino in modo da valorizzarne la scarna strumentazione. Piano, slide guitar e voce che si caratterizza per delicatezza.
“October to may” è in versione a cappella, trae spunto dal folklore russo e Cousins prevede con accompagnamento del coro Kidlington Kossacks. Chiude la raccolta “I’m going home” un tirato rock’n’roll che fu usato come singolo pur non rappresentando le sonorità che apparivano nel lavoro.
Questo titolo è stato a lungo fuori catalogo, bene ha fatto la Esoteric a riproporlo anche perché al tempo fu pubblicato unicamente in UK, Canada e Italia. Non stiamo parlando di un capolavoro, ma di un disco che possiede il fascino di quel periodo meraviglioso che fu per la musica l’inizio degli anni settanta!!!

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