CLAUD: “Super Monster” cover album“Super Monster”, esordio della spumeggiante artista indie pop rock americana Claud, la giovane Claud Mintz, è un album dal tiro impressionante, uscito il 12 febbraio per Saddest Factory e Dead Oceans. L’artista è attiva già da un paio di anni, ma ora, grazie all’interesse di Phoebe Bridgers, è arrivata al disco di debutto per Saddest Factory.

La Mintz è una ragazza dal gusto unico per le melodie contemporanee, la produzione e gli arrangiamenti non convezionali. Il suo esordio parla di relazioni finite male, primi baci e amori diversi. La giovane è figlia dei nostri tempi, o meglio dei suoi tempi, e sa bene come districarsi tra chitarre alt-rock anni ’90 e le pulsioni smaccatamente pop dei primi ’00.

Questo disco è un album unico nel suo genere, una perla gioiosa e vertiginosa capace di raccontare le peripezie sentimentali ed emotive di una giovane donna del 2020 come forse solo la Bridgers è riuscita a fare negli ultimi anni. Questo di Claud è un esordio da non sottovalutare, da ascoltare ripetutamente per capire l’epoca che viviamo e il futuro della scena indipendente. È un esordio capace di unire rock, indie, pop, soul ed emo come nessun altro.

La nostra non suona proprio come un mostro quando canta – al contrario – ma dopo aver appreso che il suo album di debutto “Super Monster” prende il nome da un dipinto di Daniel Johnston, e, successivamente, sentendo la sua versione insolita del pop, il titolo ha perfettamente senso. Eroe, demonio, chiaro, scuro: “Super Monster” ha diversi significati contemporaneamente. Dopo aver fatto musica come parte del duo Toast, nel 2019 Claud ha pubblicato il proprio EP solista di debutto “Sideline Star” e ha catturato l’orecchio della Bridgers, firmando per lei alla fine del 2020. Il lavoro che tengo tra le dita delle mani è il primo frutto di quell’alleanza. Con Clairo, Nick Hakim e Jake Portrait della Unknown Mortal Orchestra, e mixato all’ Electric Lady, il disco suggerisce ciò che potrebbe essere ottenuto su un’etichetta che ha una comprensione diretta di giovani artisti indipendenti.

“Super Monster” soddisfa l’attuale criterio pop standard della camera da letto: l’intimità attraverso testi scarabocchiati e voci dolci, con una forza che corrisponde all’intensità dell’emozione privata – non necessariamente lenta o assonata, anche se sempre con un’inclinazione introversa. Ma l’album si chiede se Claud debba essere inserita nello stesso gruppo di artisti della Gen Z come Clairo, Beabadoobee e Soccer Mommy. Il disco infila uno sportello sotto ogni genere pop, mantenendo tutti i modi aperti.

Allo stesso modo l’opera si apre all’emozione. Claud cattura la natura fluttuante e ad alto numero di ottani delle relazioni sui vent’anni, costantemente in balia di cuori e circostanze irregolari. ‘Ci sono un milione di ragioni per la nostra distanza’, canta sulla ballata pop “This Town”. Ma il cinismo non si trova da nessuna parte. Apprezza la corsa, anche se la porta in un posto doloroso: ‘Ovunque soffia il vento / Questa è la strada che percorrerò’. Crescendo tra California e Chicago, la transitorietà non è nuova alla Mintz, né è riservata ai giovani: Claud ha visto i genitori divorziati salutarsi tante di quelle volte dopo ogni appuntamento da aver perso il conto. Ma “Super Monster” è riservato ai giovani. ‘Dimmi cosa intendi’, implorano su “In Or In Between”, un’ode all’ambiguità giovanile. “Cuff Your Jeans” riprende tutte le ambientazioni di una canzone di Phoebe Bridgers, dal Texas alla California, dal dormitorio al cimitero. ‘Forse un giorno ti porterà qui’, concludono malinconicamente: anche il futuro è ambiguo.

Claud fonde l’eclettico decennio in un suono ben prodotto, anche se a volte non memorabile. “Guard Down” ricorda il duo dream-pop Summer Camp. “That’s Mr Bitch To You”, un accattivante ritorno a un’osservazione transfobica, si abbandona all’emo pop-punk, “Gold” trasuda synth dancefloor e “In Or In Between” incanala la star r’n’b interiore di Claud. “Ana”, nel frattempo, suona tanto come una canzone della Bridgers che ti chiedi se la nostra sia la prima in un esercito di mini-Bridgers, pronti a conquistare il mondo della musica.

Il problema principale del lavoro in questione è che forse è troppo rivolto ad un pubblico giovanile, di cui non faccio più parte da lungo tempo, sembra di ascoltare una portavoce per i giovani che trovano il loro posto in un mondo fluido e mutevole.


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *