BIG BRAVE – ‘Nature Morte’ cover albumAlcuni album sono così, così difficili da recensire, perché ascoltarli ti lascia senza parole. Ti fermano sui tuoi passi e ti siedi, a bocca aperta, senza parole – senza pensieri, incoerente. Vuoto. Non mi capita spesso, a meno che non mi venga presentato un album dei BIG|BRAVE.

Il trio canadese ha avuto un enorme impatto con “Vital”, poco meno di due anni fa. Hanno fatto scalpore sin dal loro debutto nel 2014, “Feral Verdue”, ma hanno raggiunto un nuovo picco sismico con questa esplosione tremante di rock minimalista.

Con “Nature Morte”, l’hanno fatto di nuovo. Il titolo, nella traduzione, non è natura morta, ma si riferisce invece alla natura morta, o un’immagine raffigurante oggetti inanimati. Sembra appropriato, non perché manchi di movimento, ma piuttosto perché il gioco spazioso, lento e deliberato, crea momenti in cui il tempo si ferma, congelato, sospeso, e mi ritrovo anch’io annichilito, con il respiro bloccato.

La formula potrebbe non essere radicalmente diversa da “Vital”, ma il tono lo è sicuramente. La musica densa e stridente – ed è musica nel senso più minimale, accordi tremanti che si infrangono, sussultano e si bloccano, simultanei con percussioni polverizzanti ed è cruda, aspra, pesante e soffocante, che ricorda l’era di “Greed” degli Swans, e non è più esemplificata da nessuna parte chiaramente che nei sette minuti di apertura di “Carvers, Farrriers and Knaves”. Ma poi si trasforma in un climax davvero monumentale in soli tre minuti, ed è chiaro che nonostante tutta la loro crescente tensione, è un rilascio davvero tempestoso, e questo non è mai più evidente che nella consegna vocale di Robin Wattie. Qui, la sua voce disperata, spesso lamentosa e smarrita suona più tormentata, più intrappolata, più ansiosa che mai. Siamo abituati al suo di lei che suona terrorizzato, ma etereo. Qui sembra che sia stata sepolta viva e angosciata per essere ascoltata e per scappare prima di soffocare sotto il peso della musica.

Delle sei tracce, tre si estendono ben oltre i nove minuti: epico è davvero la parola d’ordine, ma nessuno dei pezzi sembra eccessivamente lungo. Anzi, è vero il contrario: si tratta di composizioni non tanto in cui perdersi, ma sommerse come se fossero sepolte da una frana sonora. “The One Who Bornes a Weary Load” è un tremolante monolite di suoni che rimbomba così forte che sembra che la terra si stia frantumando, e Wattie strilla e ulula, lacera, angustiata come se stesse artigliando per tirarsi fuori da un buco del purgatorio e per aggrapparsi alla vita con unghie rotte su dita raschiate fino all’osso.

Ci sono momenti di dolcezza, di quiete, chitarre delicate risuonano in modo ossessivo su “My Hope Renders Me a Fool” e “The Fable of Subjugation”, alludendo al post-rock e persino al folk e questi momenti sono evocativi, commoventi. Ma costruendo crescendo di proporzioni monumentali, sono la calma prima delle inevitabili tempeste, rendendo impossibile sistemarsi e andare alla deriva insieme a questi passaggi più delicati. Abbastanza sicuro, intorno al segno dei quattro minuti, “The Fable of Subjugation” esplode con violenza rispetto al Vesuvio. Il lavoro può terminare con una nota leggera con la breve composizione acustica (meno di quattro minuti), “The Ten of Swords”, ma si ha la sensazione che l’oscurità sia in arrivo, come si addice ad un brano che fa riferimento alle carte dei tarocchi, che indica finali dolorosi, ferite profonde, perdite, crisi, gravi disastri (o recupero e rigenerazione, a seconda di come si trova). Se hai osservato gli avvenimenti negli ultimi mesi, questo sembra improbabile, ed è difficile immaginare che la ‘natura morta’ offra luce alla fine del suo lungo tunnel buio e senz’aria.

C’è ancora una bellezza dolorante che permea ogni secondo del disco, ma è anche terribilmente pesante e trasmette un dolore e un’angoscia implacabili a cui è impossibile sfuggire.

È difficile respirare ascoltando questo LP. Il peso è insostenibile. Per qualsiasi aspettativa possiate esservi fissati con “Vital” – e l’asticella era talmente alta che era difficile immaginare che qualcosa potesse avvicinarsi – “Nature Morte” le distrugge e le annienta tutte!!!


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