IKOQWE (pronunciato ee-kok-weh) è un nuovo progetto di Batida (alias Pedro Coquenão, artista angolano e cresciuto a Lisbona che si colloca tra i maggiori esponenti della nuova ondata di musica elettronica africana), e Luaty Beirão, alias Ikonoklasta, il rapper angolano diventato attivista iconico.

L’ispirazione di IKOQWE viene dall’Hip Hop della vecchia scuola tanto quanto dalla musica tradizionale angolana. L’album (intitolato “The Beginning, the Medium, the End and the Infinite” uscito il 5 marzo) include drum machine, voce in slang angolano, Umbundu, portoghese e inglese, discussioni sul neocolonialismo, iniquità e storia falsificata, suoni radio, soluzioni utopiche e molto altro.

L’album con cui Batida e Ikonoklasta ora si presentano al mondo esce per una etichetta belga ed è stato prodotto accedendo, da Lisbona e Luanda, agli archivi musicali angolani depositati a Città del Capo, in Sudafrica… Forse il villaggio è ancora globale, dopo tutto, e Spotify è la piazza centrale dove tutti gli abitanti del villaggio si riuniscono per ascoltare le notizie dei griots. Ed è quello che Peter e Luaty possono affermare di essere: grinta futuristiche, gli avventurieri che attraversano il mondo per raccogliere le storie che poi giungono a coloro che vogliono ascoltarle.

Il mezzo qui è, quindi, quello della pura creatività: la musica ibrida, razza rivoluzionariamente mista, che rivendica l’idea fondante della citazione imposta dall’hip hop fin dall’inizio, aggiunge decenni di un continuum danzante che continua a trasmutare, prende nella memoria ancestrale dei ritmi culturalmente iniettati nel DNA dei suoi autori.

Ecco allora i campionamenti di field recording fatti in Angola dall’etnomusicologo Hugh Tracey negli anni Cinquanta, dove compaiono tngomas, dikanzas e kissanges, l’emblematico lamellofono fatto conoscere al pubblico occidentale da Congotronics, lo spettacolare esordio del 2004 dei Konono N° 1, gruppo originario della Repubblica Democratica del Congo. E come s’intitola il loro disco del 2016? Konono N° 1 meets Batida, ed ecco che i conti tornano. L’album si compone di undici tracce.

“Pele” è il singolo che ha preceduto l’uscita dell’album, un mix di elettronica e trance music con beat eleganti, che nel video sfocia in una sorprendente esibizione live. È presente in tre forme: la versione dell’album e i remix della leggenda dell’afro house Boddhi Satva e della band britannica ‘disco noir’ MADMADMAD.

“Bulubulu” trasforma il suono tradizionale angolano in una dorsale percussiva, mentre i produttori Octa Push (altri ospiti sono Celeste Mariposa e Spoek Mathambo) intervengono in “Vai de C@n@!” tessendo loop aerofonici; “Makumba” si avvicina al kuduro con le sue distorsioni metalliche e sfocia in “The End (Kamicasio)” con la citazione della “Marcia Funebre” di Chopin.

Una delle vette della raccolta è “Quarantena”, titolo quanto mai attuale, dove su un tappeto percussivo si srotola il flow ironico e irriverente di Ikonoclasta.

In definitiva un incontro tra due persone che si conoscono da tempo, ma, mai, avevano lavorato in maniera così organizzata, a tal punto che mi viene immediatamente da suggerire ai due di mettersi in pista per un secondo capitolo!!!


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