ALEXIS MARSHALL – ‘House Of Lull. House Of When’ cover album“House of Lull. House of When” è il debutto solista sulla lunga distanza di Alexis Marshall, frontman dei Daughters. Registrato presso lo studio Machines with Magnets in Pawtucket, Rhode Island, da Seth Manchester (già dietro al mixer per l’album dei Daughters, “You Won’t Get What You Want” del 2018), il lavoro vede la partecipazione del batterista dei Daughters Jon Syverson, di Kristin Hayter, in arte Lingua Ignota, e di Evan Patterson di Jaye Jayle e Young Widows.

Secondo il comunicato stampa, i musicisti non hanno portato materiale in studio. Le canzoni sono state invece costruite a partire da frammenti musicali, come una linea di pianoforte o un pattern di batteria, con la volontà di «abbracciare nuovi suoni, utilizzare l’elemento del caso e catturare il processo creativo nella forma canzone». Ad anticipare l’album, i sei minuti trasudanti insofferenza, frustrazione e feedback di “Hounds in the Abyss” e i tribalismi industriali che rimandano ai primi Swans di “Open Mouth”, accompagnato dal clip diretto da John Bradburn.

Alexis Marshall è un po’ un serpente, non sai mai come possa muoversi, potrà restare immobile, potrà mordere oppure potrà sibilare, sicuramente sa di partire da una posizione di vantaggio, ascoltando il suo debutto troverete tutte le situazioni appena sopra accennate. Nel suo tempo come cantante e paroliere di As The Sun Sets and Daughters ha sibilato, morso e sferragliato attraverso un catalogo tagliente di standard noise rock, e fissava innumerevoli spettatori, nella misura in cui ora la sua semplice presenza nella stanza crea tensione.

Marshall gioca questo a suo vantaggio, e gran parte del disco è caratterizzato da finta e controfinta. Le canzoni pre-release “Hounds In The Abyss” e “Open Mouth”, con i loro ritmi di batteria guida e le sferzate di feedback, offrono un percorso nel lavoro per le persone che arrivano fresche da una qualsiasi delle recenti uscite delle Daughters, ma altrove la tavolozza utilizzata è in gran parte astratta: drone, rumore, parole pronunciate, musica concreta; ognuno di essi gioca un ruolo importante nella definizione del tono come qualsiasi altra uscita precedente di Marshall. L’anno scorso Alexis è stato coautore di un libro di poesie e il disco collega i punti tra la sua presenza scenica e le ambizioni scritte.

Sonorità drammatiche e angoscianti, chitarre distorte che prefigurano mondi infernali e privi di luce, ritmi ossessivi questo è ciò che il nostro ha cercato per essere comodamente soddisfatto. Nonostante questi incidenti percussivi felici e scoppi di rumore, c’è una qualità barocca nell’album, in particolare nella conclusiva “Night Coming”. Qui Alexis parla in registro basso, debolmente udibile su una linea di pianoforte sparsa, un modello di rumore ronzante e un sibilo acuto. Sembra un ballo da sala dalla fine del mondo, ed è forse il matrimonio di maggior successo del set di strumenti astratto del disco. In “Night Coming”, il cantante ci ricorda che ha a malapena bisogno di muovere un muscolo per farti sedere dritto al tuo posto, che l’implicazione del caos può essere esercitata in modo significativo come qualsiasi lucchetto che tintinna. La celebrazione del rumore nei luoghi in cui regna l’oscurità!!!


https://www.youtube.com/watch?v=-PA2dBmRZkE

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