PAOLO ANGELI: “Jar’a” cover album“Jar’a” è un disco sorprendente, in cui la chitarra sarda preparata, senza alcuna sovra-incisione, raggiunge la gamma timbrica e la pressione sonora di un ensemble post-rock. La suite, in sei movimenti, accosta l’avanguardia alla ritualità del canto tradizionale, evocando spazi aperti e coniugando mondi sommersi con la Sardegna ancestrale. “Jar’a” è un concept album in cui Paolo Angeli esprime un linguaggio contemporaneo innovativo e lo intarsia con una fragile vocalità che emoziona.

Il lavoro è uscito il 22 aprile, prodotto da ReR Megacorp e AnMa. Più che disco dovremmo parlare di suite, della durata di 42 minuti e strutturata in 6 movimenti: “Jar’a” è stato registrato nel maggio 2020 a Barcellona, ma ri-composto, editato e mixato successivamente in Sardegna, più precisamente la splendida Isola de La Maddalena e Gergei, che il musicista sardo ha scelto come luoghi in cui lavorare. L’album è stato masterizzato da Marti Jane Robertson; da segnalare la copertina ad opera dell’artista Crisa, gli scatti di Nanni Angeli ed Emanuela Porceddu, la serigrafia che accompagna il vinile in edizione deluxe ad opera di Manuche, artwork di Ale sordi.

La chitarra sarda preparata viaggia oltre i confini della stereofonia, in un viaggio musicale algido e mediterraneo, mixato a 360 gradi. L’archetto dialoga con i contrappunti chitarristi, la linea di basso in ostinato sorregge l’architrave della struttura musicale, si sovrappongono bordoni e poliritmie e il tutto, suonato in presa diretta, si compatta in un magma liquido realizzato con i delay analogici.

La vera sorpresa è l’uso innovativo della voce sarda, filtrata con distorsori, trattata ed elaborata in post-produzione. Accade quindi che le sonorità delle trombe geloso, comunemente utilizzate per tutto il ‘900, per amplificare il canto sardo, divengano suono contemporaneo, che dialoga con una deflagrazione sonora al limite del noise. Il climax della suite coincide con la partecipazione di Omar Bandinu (Tenores di Bitti Mialinu Pira), che, attraverso la tecnica del basso gutturale ‘a tenore’, improvvisa linee vocali liberando la tradizione nel magma della musica improvvisata e, allo stesso tempo, trasporta l’album nei territori della Sardegna più arcaica. Tutto questo rende l’opera un esempio inedito di rivisitazione della tradizione, trasportata in sentieri, non ancora esplorati, dagli stessi interpreti che ne hanno preservato la sua radice più antica.

Un grande artista, profondamente mediterraneo, che si è costruito una carriera un poco alla volta senza aiuti esterni. Per questo solamente da apprezzare incondizionatamente!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *