All’inizio degli anni venti lo stile che contraddistingueva il pianismo jazz era lo ‘stride piano’ e i nomi di riferimento erano Willie ‘The Lion’ Smith, James P. Johnson e Fats Waller. Questo modo di suonare era caratterizzato da un basso continuo in due con la mano sinistra e di conseguenza l’improvvisazione melodica con quella destra. Ora, grazie a “Future Stride” il genere torna, con vigore, alla ribalta e possiamo affermare che risulta assolutamente attuale mettendo in mostra inaspettate relazioni, consonanze e paternità con le istanze jazzistiche contemporanee.
Come dimostrato sia sul palco che su registrazioni come “Dirty In Detroit” autoprodotto del 2018, “Masters Legacy Series Vol 1” con Jimmy Cobb (Cellar Live, 2016), “Masters Legacy Series Vol 2” con Ron Carter (Cellar Live) e il suo regolare ‘Monday Night Quarantine Jams’ su Facebook, il pianista Emmet Cohen fa la sua musica con un’esuberanza imperturbabile e amorevole per il futuro come per il passato e viceversa. Quindi non dovrebbe sorprendere nessuno che “Future Stride”, il suo debutto alla Mack Avenue Records, è sia una lezione moderna selvaggiamente divertente che una lezione di storia, il tutto racchiuso in un unico folle, immediato insieme.
“Symphony Raps”, resuscitato da una registrazione di Louis Armstrong della fine degli anni ’20 con la Carroll Dickerson Orchestra, ti viene incontro con tutta l’adunata di strada e l’allegria che Cohen e i suoi coraggiosi compagni di ritmo, il batterista Kyle Poole e il bassista Russell Hall, riescono a suscitare. Sono tre minuti divertenti e frenetici come guardare un ciclo di momenti salienti delle disavventure di ‘Keystone Cops’. Segue il luccicante originale di Cohen “Reflections at Dusk” che vede l’ingresso del giovane trombettista Marquis Hill e del sax tenore di Melissa Aldana (delle Artemis) e da qualsiasi punto di vista si può sentire una buona giornata sfumare lentamente fino al crepuscolo.
Da quel drammatico cambiamento di umore al groove swing a tutto campo di “Toast to Lo”, dedicato al batterista Lawrence Leathers che è stato assassinato nel Bronx nel giugno 2019. A soli 37 anni, Leathers era un caro amico di tutti i membri del quintetto e loro suonano a rotta di collo. Un puro esempio di enfatica esecuzione d’insieme, gli assoli di Cohen, Hill e, soprattutto, Aldana, che si insinua profondamente nel suo tono per esprimere la sua tristezza e i suoi ricordi affettuosi, risuoneranno con voi per un bel po’ di tempo. Il titolo di Cohen / Poole sintonizza e raccoglie alcuni dei più grandi quali Fats Waller, Art Tatum, Teddy Wilson, James Johnson in una stanza e si diverte a ribaltare, oltre a rendere omaggio, l’intera decantata tradizione. Anche un cavallo di battaglia come “Dardanella” diventa vibrante ora nelle mani elastiche di questo trio.
Con il fruscio impetuoso di New York al suo centro di potere, “You Already Know” del pianista scatena pienamente la fluidità e l’agilità del quintetto mentre tutti volano vicino al sole e atterrano sani e salvi in mezzo ai loro compagni. Con una vivace disinvoltura da centro città che preannuncia molti ascolti ripetuti, Emmet affronta l’ellingtoniana “Pitter Panther Patter” è di per sé una vetrina per il bassista di Ellington, una volta arrivato, ora leggendario, Jimmy Blanton. Cohen, carismatico e in bilico come sempre, chiude la carica di “Future Stride” con la melodicamente accattivante ballata “Little Angel”, una testimonianza del lirismo genuinamente sommesso di Hill.
Altro tassello di qualità per la Mack Avenue Records che ha dato alle stampe un lavoro ispirato si al passato, ma che ispira brillantemente il presente!!!
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