Nathaniel Rateliff pubblica “And It’s Still Alright”, il suo primo album solista in sette anni grazie a casa Stax. È dedicato a Richard Swift, suo amico di lunga data e produttore dei due precedenti album con i The Night Sweats, purtroppo mancato nel luglio 2018. Il lavoro mostra un artista più riflessivo ed intimista rispetto al soul esuberante con i The Night Sweats, ma non per questo risulta meno incisivo. Il ripiegamento su sé stesso gli fa trovare una nuova profondità che si avverte chiaramente nella scrittura che si avventura in temi come l’amore, la perdita e la perseveranza.
Per questo lavoro il nostro è tornato nello studio di Swift, il National Freedom di Cottage Grove, Oregon, registrando con il coproduttore Patrick Meese (collaboratore di lunga data e batterista dei Night Sweats) e James Barone (il batterista dei Beach House), che hanno poi mixato l’album. La raccolta vede inoltre la collaborazione di Tom Hagerman (violinista dei Devotchka), Luke Mossman (chitarrista dei The Night Sweats), Elijah Thomson (bassista degli Everest), Daniel Creamer (tastierista dei The Texas Gentlemen) e Eric Swanson (steel guitar).
E un’opera in cui la ballata la fa da padrona, a volte con leggero accompagnamento d’archi ad opera di Tom Hagerman. Nathaniel ha iniziato a lavorare per questo disco sin dal 2017, in un periodo in cui era alle prese con una specie di ritiro spirituale a Tucson, intento a scrivere canzoni per “Tearing at the seams”, pubblicato nel 2018. Tra i vari brani composti ve ne erano alcuni non pubblicati, forse perché, stilisticamente, si differenziavano dagli altri, più rilassati e meditati. Tra questi “What a drag” che sarebbe diventato il pezzo d’apertura del nuovo album. Si tratta di una composizione più riflessiva ed interiore in cui l’aspetto melodico è in primo piano mentre il ritmo è maggiormente controllato. La si apprezza fin dal primo ascolto anche perché la voce del nostro sa ancora farci vibrare.
La title track è un’altra ballata di grande apertura melodica, in cui il suono si caratterizza per l’assenza della batteria. Ad ascolti ripetuti risulta difficile staccarsi da questa traccia. “All or nothing” richiama il periodo solista di Rateliff quello di una decina di anni fa. “Mavis” risulta uno dei momenti migliori della raccolta, c’è ritmo, le voci a supporto, strumentazione spartana con batteria e una pedal steel ad arricchire la melodia.
“You need” vede Nathaniel alle prese con la sua sei corde e Meese alla batteria, costruzione semplice, ma d’effetto. La conclusione è affidata a “Rush on” brano non particolarmente riuscito, lento e con il cantato piuttosto dozzinale e sgraziato.
L’album rimane su buoni livelli, ma non ha il suono tipico dei dischi precedenti, quello della fama raggiunta, forse la morte di Swift ha colpito il cantante nel profondo a tal punto che lo ha voluto omaggiare con un suono più rilassato ed interiore!!!


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