Eccoci alla presenza di un disco i cui componenti sono stelle assolute del mondo del jazz.
Non tutti sono riconosciuti come tali, ma bisogna tener presente che la conoscenza dei jazzisti da parte degli ascoltatori è limitata a quella quindicina di nomi, tutto il resto non conta o peggio non ha valore.
La formazione che suona in “Fire” è composta dallo straordinario sassofonista Dave Liebman, dal percussionista Jack DeJohnette, dal bassista Dave Holland ed infine dal pianista Kenny Werner.
La loro presenza sulle scene jazzistiche data fine sessanta inizio anni settanta fino ai giorni nostri, ed hanno sempre flirtato con una musica che fosse al passo con i tempi, non erano fautori del mainstream jazz.
Per “Fire” i quattro amici si sono ritrovati per una sessione di registrazione agli Avatar Studios di New York. Ne è scaturito un album innovativo in cui non manca mai la ricerca a discapito dell’età raggiunta dai nostri e si avverte una indescrivibile gioia di suonare.
Concettualmente, questo piccolo capolavoro, si inserisce in una quadrilogia sugli elementi, iniziata nei tardi anni ’90 con “Water – Giver of Life” (con Pat Metheny), proseguita con “Air” e giunta ora al suo terzo capitolo. “Fire” ruota così appunto intorno all’elemento del fuoco e al suo dualismo: fonte di luce, calore e sostentamento, ma anche implacabile forza distruttrice in grado di lasciare solo cenere a testimonianza del suo passaggio.
Nonostante la durata (sono quasi settanta minuti) vi posso assicurare che di grande musica si tratta.


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